Ci si può cullare nell’esistenza abbracciando se stessi senza essere il nostro giudice più severo? È la domanda sulla quale questo dipinto vuole porre l’accento.
La protagonista giace sospesa e leggera nel suo mondo (inconscio? onirico?) ma i suoi genitali (il sesso come elemento fondatore della psicoanalisi freudiana) partoriscono, o lasciano uscire piante dorate dai volti umani con occhi altrettanto dorati ma fissi su di lei. Nonostante le piante siano ancora legate al suo corpo, la donna sembra non curarsene, per un breve momento sembra quasi trarre piacere da questa danza floreale.
Se la libertà sessuale è vincolata dai nostri tabù, come può non esserlo qualsiasi altro aspetto che pervade la nostra vita?